Selezione fallita: tutto da rifare!

Può sembrare impossibile che in un momento così critico del mercato del lavoro si arrivi in fondo ad una selezione e il candidato scelto rifiuti il posto, eppure capita. 

Fortunatamente è un caso rarissimo ma può capitare e per il consulente chiamato a condurre la selezione è un momento di grande imbarazzo di fronte al cliente. Imbarazzo perché evidentemente qualcosa abbiamo sbagliato, qualcosa deve esserci sfuggito durante il percorso, percorso che non è mai breve né superficiale.


Nell’ultimo contatto col candidato scelto si cerca di capire il rifiuto:
a volte ci si riesce, altre volte no.


Può essere che ci siano stati fraintendimenti sulle effettive responsabilità della posizione da ricoprire. Può essere che il candidato non fosse così convinto di lasciare il lavoro attuale e la nuova proposta non sia sembrata alla fine così allettante da giustificare un cambiamento. Può essere che il candidato abbia usato la nostra selezione per capire il suo valore sul mercato. Può essere che l’azienda presso cui lavora abbia saputo che stava guardandosi intorno, o magari gliene abbia parlato lui stesso, e per non perderlo abbia rilanciato l’aspetto economico. Può essere che a casa, la moglie o il marito o la famiglia, l’abbiano dissuaso/a dal lanciarsi in una nuova esperienza che comporta sempre il rimettersi in gioco e un po’ di rischio (la selezione non riguarda quasi mai solo la persona che si ha davanti, c'è sempre qualcuno invisibile dietro le quinte!). Può essere che alla fine manchi il coraggio di affrontare il nuovo. Può essere che pur essendo andato avanti nella selezione, che sia stato per curiosità o reale interesse, alla fine né il selezionatore né l’azienda gli siano piaciuti. Può essere…

Potremmo andare avanti nell’elenco dei motivi, alla fine se al selezionatore non viene data una risposta chiara e precisa sul perché del rifiuto rimangono solo intuizioni e la sgradevole sensazione di avere fallito, di non avere portato a casa il risultato. Il cliente che ci chiama è deluso perché spesso ci vede come dei superprofessionisti che dovrebbero riuscire a capire tutto dei candidati, come dei prestigiatori che dovrebbero tirare fuori dal cappello non solo il coniglio, ma il coniglio migliore! E invece non è sempre così e allora anche per noi è importante riflettere sul come lavoriamo, sui nostri “deliri di onnipotenza”.

Sì, perché fare selezione mette in mano un grande “potere”, quello di decidere se dare o no un lavoro e quindi di incidere fortemente sulla vita delle persone. Una selezione fallita è utile per scendere di nuovo con i piedi per terra, per interrogarsi e cercare di cogliere in chi abbiamo davanti ogni cosa importante non solo per l’azienda che assume, ma anche per il candidato stesso.

Evidentemente in questo caso non ci siamo riusciti.

Selezione fallita: tutto da rifare e... meglio!

Autrice > Patrizia Lombardi

Pubblicato originariamente su Linkedin - 07 maggio 2019

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